Scopo del CSC

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Che cosa facciamo

Ancora oggi lo Statuto del CAI all’articolo 1 afferma che scopo del sodalizio è, oltre all’alpinismo in ogni sua manifestazione, “la cono­scenza e lo studio delle montagne”. È un compito antico, che trova la sua prima teorizzazione proprio nella famosa lettera che Quintino Sella invia nel 1863 a Bartolomeo Gastaldi e che segna la nascita del CAI.

La formalizzazione di questo interesse del Club Alpino Italiano per gli aspetti scientifici della montagna avvenne nel 1931, quando il prof. Ardito Desio (un nome che non ha certo bisogno di presenta­zioni) creò un gruppo apposito denominato Comitato Scientifico Cen­trale, di cui fu il primo presidente. La presidenza passò poi al prof. Giuseppe Morandini, successivamente all’indimenticabile prof. Giu­seppe Nangeroni, che resse il Comitato per oltre un trentennio, e poi al prof. Bruno Parisi. Seguirono nell’ordine: prof. Claudio Smiraglia, prof. Antonio Guerreschi, il prof. Giorgio Vassena, il prof. Mattia Sella, un discendente diretto del fondatore del CAI, e ancora i professori C. Garzonio e l’architetto G. Cervi.

Oggi il presidente del Comitato Sciemtifico Centrale è Piero Carlesi.

Va sottolineato, fra l’altro, come dal corpo iniziale del Comitato Scientifico, la cui matrice è sempre stata prevalentemente geografico-naturalistica, si siano staccati altri Organi Tecnici Centrali con tendenze più specialistiche e applicative, come la Commissione Neve e Valan­ghe (poi Servizio Valanghe Italiano), la Commissione Protezione Na­tura Alpina (poi Commissione Tutela Ambiente Montano), la Commissione per la Speleologia.

Scopo del Comitato Scientifico è la promozione della conoscenza e dello studio degli ambienti montani, specialmente di quelli italiani, nei loro aspetti naturalistici ed umani; ciò viene realizzato attraverso un’opera di divulgazione per informare ed aggiornare sui problemi scientifici della montagna, anche attraverso la costituzione di com­missioni scientifiche  periferiche e con la promozione di ricerche e studi su questi ambienti anche in collaborazione con istituti di ricerca esterni al CAI.

Tre sono dunque le linee guida del Comitato Scientifico: l’infor­mazione, la formazione, la ricerca.

Informazione

L’informazione viene svolta attraverso una divulgazione agile e aggiornata, con brevi note e segnalazioni sulla stampa ufficiale del CAI e con pubblicazioni specifiche su varie tematiche. Tra queste ricordiamo  le Monografie del CSC, i Bollettini (pubblicazioni di carattere scientifico), i Quaderni del CSC (veri e propri manuali redatti su argomenti specifici). Inoltre è attivo un canale youtube  e una newsletter destinata ai titolati e ai comitati scientifici periferici.

Formazione

La formazione è un’attività continua e svolta a più livelli. Viene svolta nei confronti dei titolati del CSC, gli Operatori Naturalistici e Culturali e da questi nelle sezioni e nelle scuole del CAI.

Esiste ormai un folto gruppo di  Operatori Naturalistici e Culturali che lavorano sia a livello sezionale che intersezionale. La loro nomina avviene attraverso ap­positi corsi nazionali. Ogni anno per questi titolati si tengono inoltre seminari di ag­giornamento monotematico (sono stati realizzati incontri sulla botanica, la geologia, il carsismo, la glaciologia, l’archeologia e l’ar­chitettura alpina).

Ricerca

Per quanto riguarda la ricerca, gli operatori del Comitato Scienti­fico prestano la loro attività volontariamente nella raccolta ed elabo­razione di dati in vari settori, come il monitoraggio delle variazioni dei ghiacciai, l’osservazione dei dissesti idrogeologici ad alta quota, i censimenti faunistici, in vari progetti di ricerca nazionali e locali in coordinamento col CSC ed altri enti di ricerca (Università, CNR,….).

Nel 1991 è stato fondato il Gruppo di ricerca “Terre Alte”  per promuovere una nuova attenzione alla montagna orientata appunto alle “terre abitate” prima ancora che alle “vette”. Si è voluto cos rivolgere  lo sguardo non solo alla “montuosità” fisico-naturalistica, ma anche alla “montanità” etnoantropologica, al ruolo “costruttivo” e “durevole” assunto dalla presenza dell’uomo che in montagna ci vive. Ogni anno il Gruppo di lavoro svolge attività di coinvolgimento e facilitazione di studi e ricerche in questi settori anche attraverso la promozione di concorsi di idee riservati ai soci.

Testo parzialmente tratto e adattato dal libro: “150 anni di cammino del Club Alpino Italiano” a cura di Ugo Scortegagna