Articolo di Claudio Smiraglia, past president del Comitato Scientifico Centrale
Il CSC-CAI fu presieduto per oltre un trentennio (1951-1985) da Giuseppe Nangeroni, naturalista, professore di geografia e fondatore della scuola di geografia dell’Università Cattolica di Milano, socio onorario del CAI nel 1983. Seguirono due presidenti provenienti dalla stessa matrice culturale. Bruno Parisi, anch’egli geografo e docente presso la Cattolica di Milano, resse il CSC dal 1985 al 1995 ed ebbe come vicepresidente Claudio Smiraglia. Quest’ultimo, socio onorario del CAI nel 2013 (esattamente trent’anni dopo Nangeroni!), formatosi alla scuola di Nangeroni e di Saibene (che fu presidente della Commissione Centrale per la Protezione della Natura Alpina), ma anche a quella di Desio (fondatore del CSC), resse il CSC dal 1994 al 2002. Durante questo periodo vennero ulteriormente chiariti finalità e scopi del CSC:
1) la formazione di figure all’interno del CAI (operatori naturalistici, poi rinominati operatori naturalistici e culturali) che fossero in grado di assumersi il compito, come bene scrisse il past president Giuliano Cervi, “di far lievitare il desiderio della conoscenza in un sempre maggiore numero di soci “;
2) l’informazione e la divulgazione, svolte attraverso una serie di iniziative (escursioni scientifiche, corsi, seminari) sia a livello centrale che soprattutto locale;
3) la ricerca, su tematiche naturalistiche e antropiche, realizzata, spesso con supporto economico del CSC e/o dei GR, o anche in collaborazione con strutture di ricerca esterne (università, centri di ricerca, etc.).
Tenendo conto di queste linee-guida, in quegli anni si ricominciò, in accordo con le strutture periferiche del CSC, a ridiscutere figura, caratteristiche, compiti, modalità di formazione degli operatori naturalistici. Per gli operatori già esistenti vennero predisposti corsi di aggiornamento (1995, Courmayeur; 1996, Bossea; 1997, Colli Euganei; 1998, Chiavari; 2000, Bormio; 2001, L’Aquila), organizzati con le commissioni scientifiche interregionali e con le sezioni CAI locali. Per la formazione di nuovi operatori vennero organizzati corsi nazionali a Palermo (1999) e a Laggio di Cadore (2002). Quello di Palermo fu il primo corso nazionale organizzato dopo molti anni e fu caratterizzato, oltre che dall’elevatissimo numero di partecipanti (40 posti disponibili su oltre 100 richieste), dalla collaborazione entusiastica delle strutture locali del CAI (comprese le gestioni delle riserve naturalistiche) e delle università siciliane e dalla presenza del Presidente Generale Gabriele Bianchi e dell’allora Vicepresidente Annibale Salsa (chi ha partecipato ricorderà sicuramente l’affascinante lezione di vulcanologia sull’Etna in piena attività!). Il corso di Laggio vide 78 iscritti (su 120 domande pervenute); indimenticabile in questo caso l’escursione intorno alle Cime di Lavaredo. In quegli anni, grazie all’iniziativa di Guido Peano, si instaurarono i primi rapporti fra il CSC e la Stazione Scientifica di Bossea, formalizzati nel 2007 tramite una convenzione stipulata fra la Sede Centrale del CAI e la Sezione di Cuneo, in virtù della quale il CSC è divenuto contitolare della Stazione Scientifica, che ha così assunto la nuova denominazione di Laboratorio Carsologico Sotterraneo di Bossea. In un quadro di più ampia divulgazione e ricerca, furono poi numerosissimi i convegni nazionali e anche internazionali organizzati direttamente dal CSC o in collaborazione con altri enti, come il Consiglio Nazionale delle Ricerche, la Società Meteorologica Italiana, il Comitato Glaciologico Italiano, la Società Geografica Italiana, oltre a varie università, senza contare le numerose sezioni CAI. Non è possibile elencarli tutti, se ne ricordano solo due. Roma, 2000, dedicato a ”Uomo, Ambiente, Alta montagna”, che ha rappresentato la prima concretizzazione della convenzione fra Club Alpino Italiano e Società Geografica Italiana, con la presenza di entrambi i presidenti, Roberto De Martin e Gaetano Ferro. Bormio, 2002, dedicato all’Anno Internazionale della Montagna, in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano, sul tema “I Ghiacciai, le Montagne, l’Uomo”; nell’occasione molti partecipanti raggiunsero la vetta del Monte Cristallo con la guida d’eccezione di Alessandro Gogna, Gianpietro Verza e Valerio Bertoglio. Tenendo conto della matrice culturale della maggior parte dei componenti del CSC fu inevitabile, anche se non voluto, dedicare forse più spazio a tematiche di tipo naturalistico e geologico (in particolare geomorfologico e glaciologico) rispetto a quelle più strettamente antropiche. La presenza del Gruppo Terre Alte, creato nel 1991 nell’ambito del CSC e coordinato attualmente da Giuliano Cervi, fu certamente utile a ridurre questo squilibrio e a favorire la diffusione di tematiche più strettamente etnoantropologiche, sottolineando l’importanza della presenza e dell’attività umana ultra millenaria nell’ambito del paesaggio montano. A Smiraglia nella presidenza del CSC seguirono geologi come Mattia Sella e Carlo Alberto Garzonio, ma anche Antonio Guerreschi, archeologo-preistorico e Giorgio Vassena, ingegnere e topografo. E’ stata poi la volta dell’architetto del paesaggio Giuliano Cervi fino all’attuale presidenza retta da Piero Carlesi.
La consapevolezza, ormai acquisita dalla scienza, che la montagna debba essere considerata un sistema ambientale globale di cui l’uomo è parte integrante e interconnessa, ha favorito la creazione di gruppi di lavoro del CSC (oltre allo storico Gruppo Terre Alte), come Grandi Carnivori, Rete Museale, Rifugi e Dintorni. Il Comitato Scientifico Centrale del CAI, insieme ai suoi organi periferici, si colloca così in primo piano nella divulgazione della conoscenza di un mondo alpino in rapidissima trasformazione, e nella consapevolezza delle sfide che ne conseguono.