28 Dicembre 2017
La spedizione scientifica sul monte Ararat
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28 Dicembre 2017
I versanti e i ghiacciai del monte Ararat costituiscono un ambiente poco conosciuto dal punto di vista geologico, geomorfologico, vulcanologico, glaciologico e nivologico. La spedizione alpinistico-scientifica – che costituisce seguito alla spedizione 2013 per i 150 anni del sodalizio, con i ragazzi dell’alpinismi giovanile – organizzata e finanziata dal CSC del CAI e dalle università di Firenze, Milano Statale, Milano Bicocca e Politecnico Milano, svolta dal 18 al 28 luglio 2014, ha coinvolto un gruppo di dieci persone.Tutti soci del CAI, sette ricercatori universitari, un tecnico ARPA Lombardia, due medici per la Commissione Medica Centrale.
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I ghiacciai del Monte Ararat sono di grande interesse scientifico per la lontananza rispetto ad altri ambienti di elevata altitudine e per la particolarità climatica delle regioni circostanti. Nel corso della spedizione CAI 2014 è stata valutata la copertura nivale sul ghiacciaio sommitale a oltre 5000 metri di quota, attraverso alcuni profili stratigrafici e sondaggi atti a determinare lo spessore della neve. Sono stati inoltre raccolti campioni di neve a differenti profondità in prossimità della vetta per sottoporli a successive analisi di laboratorio. Le prime osservazioni sul campo indicano uno scarso accumulo nivale sulla calotta glaciale sommitale che può essere riferito alle scarse precipitazioni solide, alla deflazione eolica e alle frequenti piogge anche a quote prossime alla vetta.
Le attività svolte hanno anche riguardato lo studio di un ghiacciaio coperto da detrito situato sul versante nord ovest dell’Ararat (Ghiacciaio di Parrot). Qui, oltre a misure della fronte finalizzate alla valutazione dell’arretramento del ghiacciaio in risposta al cambiamento climatico, sono stati prelevati campioni di detrito sopraglaciale per analizzarli nei laboratori dell’Università Statale di Milano e dell’Università di Milano Bicocca e descriverne gli aspetti sedimentologici, microbiologici. Verrà inoltre ricercata la presenza di black carbon, polveri e particolato atmosferico derivante da processi di combustione (di idrocarburi, incendi boschivi, etc.) che, riducendo la riflettività del ghiaccio e della neve, ne incrementa la fusione. I dati raccolti durante la spedizione hanno evidenziato che il glacialismo del Monte Ararat sta attraversando una fase di intensa riduzione, comparabile con quella degli apparati alpini europei. Infatti i fronti glaciali hanno registrato un netto arretramento e si sono anche rilevati interi collassi di alcuni apparati come il Ghiacciaio Parachute situato in prossimità del campo 2 a quota 4200 m. Inoltre le prime analisi di immagini satellitari hanno portato i ricercatori a quantificare l’attuale superficie glacializzata del Monte Ararat in circa 6 km2, valore che risulta inferiore del 40% a quello rilevato da analoghe immagini degli anni Settanta. Una contrazione simile ha interessato nello stesso intervallo di tempo i ghiacciai della Valle D’Aosta (anche questi studiati dai ricercatori UNIMI-CAI) che tra il 1975 ed il 2005 si sono contratti del 30%. Nelle aree abbandonate dai ghiacciai si rilevano estesi fenomeni gravitativi, uno dei quali pericolosamente attivo in prossimità del campo 2.
L’interesse per l’aspetto biologico dell’ambiente glacializzato del monte Ararat è dovuto principalmente a due aspetti. In primo luogo, essendo un luogo non ancora esplorato a questo scopo, suscita la curiosità degli scienziati. Inoltre, più in generale, gli ambienti freddi di alta quota sono considerati luoghi ideali per lo studio dei processi di ecologia dei microrganismi. Per esempio, presentano habitat quali le rocce lasciate libere dall’arretramento dei ghiacciai, terreno ideale per lo studio dei processi di colonizzazione microbica e successione ecologica. Inoltre, essendo ecosistemi estremi a bassa diversità microbica, geograficamente distribuiti e collegati tra loro dai movimenti di masse di aria, permettono di indagare i processi di biogeografia microbica, cioè di trasporto e di distribuzione dei microrganismi a livello globale.
I campioni di neve e sedimento raccolti sono in corso di analisi attraverso tecniche di biologia molecolare e microscopia. In particolare si sta procedendo con l’estrazione del DNA dei microrganismi presenti direttamente dai campioni e verranno utilizzate le più moderne tecnologie di sequenziamento genomico per definire la tipologia delle popolazioni microbiche presenti e le loro proporzioni all’interno delle comunità microbiche. Il confronto dei dati così ottenuti con quelli provenienti da aree glacializzate alpine e di altre regioni extraeuropee permetterà di acquisire nuove conoscenze sui processi che governano la distribuzione dei microrganismi a livello globale.
Il monte Ararat è un vulcano situato laddove le placche continentali entrarono in collisione dopo la chiusura di un antico oceano denominato Tetide. È uno stratovulcano caratterizzato da una struttura centrale (il Grande Ararat, 5137 m), ed un apparato minore (il Piccolo Ararat, 3896 m) e da una serie di centri di emissione eccentrici localizzati sulle pendici del vulcano principale da cui sono emesse molte delle colate laviche visibili lungo il pendio ed alla base del vulcano, alcune di grandi dimensioni (fino ai ~10 km3 della grande colate a sud del vulcano). L’attività vulcanica è stata dominata da effusioni laviche, con attività a carattere esplosivo limitata alle fasi precoci di formazione dell’apparato. Il cono vulcanico è infatti caratterizzato da un impilamento notevole di colate laviche definibili “a blocchi”, caratteristica legata alla frammentazione durante lo scorrimento della parte superiore della colata in raffreddamento. La dominanza di prodotti lavici si riflette nell’attuale morfologia superficiale del vulcano, dove l’assenza di vegetazione evidenzia estese pietraie con blocchi di dimensioni da metriche a decimetriche. Le rocce laviche sono caratterizzate dalla costante presenza di minerali quali plagioclaso e pirosseno immersi in una matrice vetrosa.
Il vulcano si erge su di una piattaforma lavica costituita prevalentemente da colate laviche a corde che testimoniano l’elevata fluidità, e quindi presumibilmente con chimismo diverso, dei magmi che hanno preceduto l’innesco del vulcanismo dell’Ararat, caratteristica sottolineata anche dalla presenza di cristalli di olivina. La spedizione ha evidenziato nella porzione occidentale del vulcano la presenza di un enorme collasso gravitativo laterale dell’edificio vulcanico come testimoniato dalla presenza di un deposito caotico di blocchi di varie litologie, che si estende fino alla località di Igdir. Parallelamente allo studio degli aspetti vulcanologici di terreno, durante la spedizione sono stati raccolti diversi campioni di roccia sui quali sono in corso, presso il Dip. di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, indagini di tipo mineralogico, geochimco ed isotopico che permetteranno di per comprendere i processi magmatici legati alla genesi ed alla dinamica del vulcano nel contesto geodinamico della collisione continentale.
Lo staff medico ha preso sin da subito contatto con i componenti della spedizione. Per ogni componente si sono raccolte informazioni riguardanti gli aspetti medici, psicologici ed eventuali vaccinazioni obbligatorie e consigliate. Si è posta attenzione, inoltre, nel curare ogni singolo aspetto di natura logistica e medica che si presupponeva potesse risultare di interesse durante la spedizione. È stata contattata la guida locale, la quale si è dimostrata molto disponibile rispondendo in maniera esaustiva alla maggioranza dei quesiti posti; alcuni quesiti non hanno potuto trovare risposta prima della partenza, in quanto legati alle condizioni meteo che si sarebbero trovate in loco, primo tra tutti la richiesta palesata dal gruppo dei glaciologi di posizionare un campo a 4800/5000 metri di quota. I medici hanno sottolineato l’importanza del corretto acclimatamento prespedizione e della necessità di giungere in terra turca con una condizione atletica ottimale, a tal proposito sono stati forniti gli aspetti conoscitivi e organizzativi per raggiungere tali obiettivi. Elemento importante per quanto riguarda la parte medica è stata l’effettuazione – presso il centro di medicina dello sport Athleia di Varese – di tutti i test di valutazione e visite mediche ai componenti del gruppo, mirate ad indagare sia le qualità fisiche sia quelle atletiche.
Durante la spedizione, lo staff medico ha tenuto sotto controllo le capacità di adattamento alla quota dei vari componenti, attraverso la raccolta sia di importanti parametri fisiologici – tra i quali pressione arteriosa, saturi- metria, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria – sia mediante la compilazione della valutazione soggettiva e clinica – basate sul Lake Louise Score – per eventuali segni/sintomi di male acuto di montagna. Queste operazioni sono state eseguite ogni giorno della spedizione e in particolare in quei giorni in cui si è stati esposti all’ipossia ipobarica caratteristica delle quote elevate.
La vetta del monte Ararat è stata raggiunta da sei componenti alle ore 5 e 55 del mattino del 23 luglio 2014. Come spesso capita in spedizioni in luoghi remoti, l’attività medica – anche in questo caso – non è stata limitata ai componenti della spedizione, ma diversi sono stati gli interventi compiuti a favore della popolazione locale; in particolare, passando in alcuni accampamenti di famiglie di pastori, sono state eseguite visite di adulti, donne e soprattutto bambini, con il coinvolgimento in questa esperienza profonda di tutto il gruppo.
Carlo Alberto Garzonio, responsablle della spedizione, presidente Comitato Scientifico Centrale del CAI, geologo applicato, geomorfologo, Università di Firenze (UNIFI); Riccardo Avanzinelli, Petrografo del vulcanico, UNIFI, Slmone Tommaslnl, Petrografo del vulcanico, UNIFI, Raffaello Cloni, vulcanologo (UNIFI); Roberto Azzom, glaciólogo naturalista ( UNI MI), Andrea Franzetti, biologo Milano Bicocca (UNIMIB), Daniele Bocchlola, Ingegnere Politecnico Milano, Eraldo Meraldi, tecnico ARPA Lombardia, nlvologo e guida alpina; Giulia Enrlone, medico chirurgo, Anestesista-Rianimatore, Luigi Vanonl, medico chirurgo, osteopata. Hanno organizzato e collaborano al progetto scientifico Ararat ¡I dr Luigi Festl, Chirurgia Toracica Ospedale Universitario di Varese – Presidente Commissione Nazionale Medica del CAI, Claudio Smlraglla, geomorfologo glaciólogo UNIMI, Gugllelmlna Dlolalutl gemorfologa, glaclologa UNIMI, Sandro ConticeliI, petrografo del vulcanico, UNIFI