19 Maggio 2019
Responsabile del progetto: Boccaletti Silvy Milano
Mastrogiulio Francesco MILANO
Negli ultimi anni, in Italia, é cresciuto sempre più il numero di creativi e intellettuali che decidono di trasferirsi nei piccoli comuni montani alpini e appenninici per dare vita a progetti di vita e lavoro che difficilmente potrebbero concretizzarsi in contesti sociali già di per sé densi e strutturati come quelli delle grandi città di pianura.
L’antropologo Francesco Remotti sostiene che la creatività culturale <>, ragion per cui una “cultura densa” – o una struttura sociale forte – agevola la creatività meno di quanto faccia una cultura impoverita o una struttura sociale debole. Condizioni come marginalizzazione e spopolamento sono caratteristiche che vengono colte positivamente dai nuovi abitanti delle Alpi ed Appennini. Particolarmente interessante è lo stato liminale che caratterizza i piccoli comuni montani rispetto alle grandi città. Nell’antropologia sociale di Victor Turner la liminalità è lo spazio dell’antistruttura, dove recuperiamo la capacità di creare e inventare, in opposizione alla realtà quotidiana. Questa interpretazione è confermata anche dalla scrittrice Rebecca Solnit, che definisce lo stato liminale come <>. Le terre alte diventano così i luoghi di legittimazione dei desideri, banchi di prova per il cambiamento che favoriscono lo sviluppo di nuove idee e progettualità, precondizioni per restituire un senso alla propria vita e per ripensare lo spazio abitativo e lavorativo in modo più consapevole, creativo e partecipato. E a spianare la via verso un progressivo proliferare di progetti culturali innovativi localizzati in aree montane è anche il particolare momento storico in cui ci troviamo. Un’epoca segnata dalla crisi del modello consumistico urbano e dello sviluppo a senso unico, in cui, nonostante i progressi tecnologici, gli stipendi si sono dimezzati e l’impoverimento dei giovani rispetto alle generazioni precedenti – confermato dall’Istat – ha rilanciato l’urgenza di rimettere in discussione il paradigma di vita urbano-centrico che sembrava sino ad ora intoccabile. Il filosofo Leonardo Caffo ha chiamato questo ritorno agli spazi naturali montani <<un’uscita d’emergenza=””>>. Obiettivo del progetto è quello di raccogliere e raccontare in un docufilm le storie di coloro che in Italia, nelle terre alte alpine e appenniniche, hanno dato vita a progetti di vita e lavoro, non necessariamente legati ad attività agro-pastorizie, operando in una marginalità spaziale e sociale che può divenire risorsa, dove mettere a frutto limitatezza e adattabilità, disponibilità a muoversi tra situazioni diverse, capacità di vedere un progetto dove si apre una qualche possibilità d’azione. Parallelamente alla video-narrazione di una serie di storie esemplari individuate durante la ricerca, sarà cura degli autori del docufilm ricostruire e delineare – attraverso approfondite video-interviste ad esperti, ricercatori e studiosi del settore – il quadro teorico-scientifico della problematica presentata. In particolare su tre punti: 1) una panoramica sulla situazione economica e sociale dei comuni italiani situati nelle terre alte alpine e appenniniche; 2) un approfondimento sui concetti di limen, cultura e creatività; 3) una riflessione sulle motivazioni alla base di questo “ritorno alla natura nel XXI secolo”; Una volta raccolto tutto il materiale e svolte le interviste, si procederà alla fase di montaggio e scelta delle musiche.